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Lia Serafini, soprano e Francesca Torelli, arciliuto

Evento segnalato da
Francesca Torelli (Foto dal sito ufficiale)
Francesca Torelli (Foto dal sito ufficiale)
Data: Dom. 25 ottobre 2015
Dove: Castello del Buonconsiglio, Via B. Clesio, Trento
Orario: ore 21.00
Note: ingresso libero

M’AMA O NON M’AMA: CONTRASTI AMOROSI NEL SEICENTO ITALIANO
Con Lia Serafini, soprano e Francesca Torelli, arciliuto


Proseguirà domenica 25 ottobre con un concerto programmato nella Sala Grande del Castello del Buonconsiglio la 29ª edizione di «Trento MusicAntica», Festival internazionale organizzato dal Centro d'Eccellenza Laurence Feininger e dal Centro Servizi Culturali S. Chiara in collaborazione con la Provincia, l'Università degli Studi e il Conservatorio “Bonporti” di Trento. 
La soprano Lia Serafini, accompagnata all'arciliuto e alla chitarra barocca da Francesca Torelli proporrà un programma musicale il cui titolo – «M'AMA O NON M'AMA» – spiega con chiarezza il contenuto dei brani che saranno eseguiti. 
Gelosie, dubbi, tormenti, languori d’amore sono ben rappresentati nell’ampio ventaglio di ‘affetti’ espressi nella musica italiana del primo barocco. I compositori italiani del Seicento affidano spesso il tema dell’amore contrastato ad una voce accompagnata preferibilmente da un solo strumento, identificato nella maggioranza delle edizioni musicali in uno strumento a pizzico della famiglia del liuto. La tavolozza dei sentimenti rappresentati non si limita al contrasto affettivo, ma si allarga a sdegno, compiacimento del dolore, dolcezza ed altre croci e delizie amorose musicalmente trasposte.
Gli esiti espressivi sono assai vari, ma tutti vanno nella direzione dell’attenta traduzione degli affetti del testo, caricando queste arie o cantate a voce sola di stili diversi, a volte di notevole potenza drammatica, per esempio in alcune cantate di Barbara Strozzi come Lagrime mie (dai Diporti di Euterpe op. 7 del 1659), ricca di cromatismi, dissonanze, sezioni concitate e molto recitate accanto a momenti più ariosi su basso ostinato o Che si può fare (dalle Arie op. 8 del 1664) su basso discendente di passacaglia: mi re do si. In altri casi il canto accompagnato si veste di leggerezza, ironia e grande cantabilità, come nell’aria Augellin di Landi o in Amor dormiglione di Barbara Strozzi: pezzo danzante, in metro ternario e scanzonato. La cantata Usurpator tiranno di Giovanni Felice Sances (da Cantade a voce sola del 1633) è anch’essa costruita su un basso di passacaglia composto da quattro note discendenti ostinatamente ripetute dall’inizio alla fine (la sol fa mi), salvo un breve recitativo, poco prima della conclusione. Su basso di ciaccona sono invece la gustosa canzonetta Bella mia, questo mio core (o Amante felice, dagli Affetti amorosi di Giovanni Stefani del 1621) e Su la cetra amorosa del bussetano Tarquinio Merula (di cui ricorrono i 350 anni dalla morte): deliziose invenzioni melodiche con ritmi spiccati e danzanti, che rivelano la modernità e la piacevolezza delle canzoni del Seicento italiano. Assai simile come stile e ambito espressivo è la canzonetta strofica Sprezzami bionda di Alessandro Grandi, dalle Arie a voce sola, libro terzo, Venezia, 1626. Di questo stesso stile canzonettistico si giova La pazza (1630) del napoletano Pietro Antonio Giramo, farcita però di sezioni recitative, talvolta assai concitate. Dolcissimo, struggente, giocato con quello stile affettuoso e liberissimo di recitar cantando imparato da Monteverdi è invece il ‘capriccio’ Folle è ben chi si crede che apre il concerto, dal Curtio Precipitato et altri capricci composti in diversi modi vaghi e leggiadri di Tarquinio Merula, stampato a Venezia nello stesso anno dell’ottavo libro monteverdiano di madrigali, il 1638.
Il viaggio nel Seicento italiano rivela quel gusto di ‘favellare in armonia’ che tutto il mondo ha poi imitato, godendo della grande espressività e modernità della voce sola accompagnata da uno strumento. Uno stile semplice e potentemente comunicativo nelle mani dei virtuosi italiani. 


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