Da La notte poco prima delle foreste di Bernard-Marie Koltès / cura, regia Babilonia Teatri / traduzione Francesco Bergamasco / adattamento in dialetto veronese Enrico Castellani traduzione LIS Daniel Bongioanni / con Enrico Castellani e Daniel Bongioanni / collaborazione scientifica Jean Paul Dufiet / musica live e sound design Giovanni Frison / light design Luca Scotton / consulenza accessibilità Ass. Fedora / interprete LIS Andrea Consolaro / co-produzione Pergine Spettacolo Aperto, OperaEstate Festival, Teatro Scientifico di Verona / con il sostegno di Fondazione CARITRO / in collaborazione con l’Università degli Studi di Trento / in accordo con Arcadia & Ricono Ltd / per gentile concessione di François Koltès L’opera “La notte poco prima delle foreste” nella traduzione di Francesco Bergamasco è edita da Arcadiateatro Libri, Bernard-Marie Koltès TEATRO – Volume 3
Stagione regionale contemporanea
«La notte poco prima delle foreste è una sorta di testo sacro laico. È avvolto da un’aurea che lo precede e ne evoca l’unicità e la potenza. Per noi è un totem al quale ci avviciniamo con slancio e con timore. Due sentimenti differenti si intrecciano in noi: il timore reverenziale e la voglia di immergerci nella scrittura di Koltès, di rotolarcisi in mezzo, di dare vita a un corpo a corpo con le parole per sussurrarle e£gridarle insieme. Non avremmo avuto l’ardore di metterci in bocca le parole di Koltès senza prima averle masticate, digerite e risputate fuori attraverso la nostra lingua madre: una lingua sporca, a metà strada tra lo slang e il dialetto: la lingua della pancia, dell’istinto, dell’umore, dell’amore, della verità, del non mediato. La durezza e la poesia della lingua madre ci permettono di aderire a Koltès: di sporcare le parole, di assegnargli un ritmo e un suono che ci appartengono, quello della strada, dell’amore. Il testo parla del sentimento di essere straniero e la presenza sulla scena di un performer sordo fa esplodere e slittare i significati perché la relazione della comunità sorda con la comunità udente spesso è di marginalità. Sulla scena un attore, un performer lis, un musicista e un tecnico. Due voci per un monologo: una parlata ed una segnata. Due voci che si contrappongono, si incontrano e si moltiplicano: che si fanno voce sola, che si fanno unisono, che si fanno mondo. Due voci a dialogare con una terza voce: la voce della musica elettronica suonata live sulla scena. Tre voci che dialogano con una quarta: la proiezione delle parole del testo in italiano. Un gioco di specchi in cui lingue e culture diverse si intrecciano e dialogano tra loro.»
Informazioni complete, biglietti:
http://www.centrosantachiara.it
Evento segnalato da Centro Servizi Culturali S.Chiara